lunedì 29 dicembre 2008

Storia di Libia


“Libia” nacque nel 1921, prima figlia dopo innumerevoli gravidanze senza esito positivo, passate dalla madre lavorando nei campi fra S. Arcangelo di Romagna e Rimini, del resto, fra la fatica, il caldo e la lontananza non già dall'ospedale, ma dalla levatrice...
Il nome tradisce l'aspettativa paterna verso il regime fascista (la Libia fu invasa nel 1911): il padre era analfabeta, e a malapena sapeva scrivere il proprio nome, (forse anche sul resto era ..."influenzabile"?...)
Le vicissitudini della vita li portarono a stabilirsi in una nuova città, dove lui lavorava come custode presso i magazzini del porto, "Rimini" il suo soprannome. Sbagliò di scrivere il cognome su un qualche documento, e da allora il cognome quello rimase, anche il nome della figlia al censimento divenne Luisa, per avere un Santo protettore... insomma sbagliati sia il nome che il cognome!
“Libia” mi racconta che suo padre era un tipo molto strano e solitario, scontroso addirittura, tanto che spesso non ritornava neppure a casa a dormire, preferendo alla famiglia e al focolare forse la bottiglia e chissà quali compagnie, sicuramente quella del cane, un bracco. La famiglia gli mandava ogni giorno una "gamella" con il pranzo caldo tramite il suo bracco, che non sgarrava mai, nonostante la strada non fosse proprio nè breve, nè rettilinea. L’uomo morì di tubercolosi qualche tempo dopo, lasciando la moglie e la figlia.
“Libia” mi racconta anche delle navi di angurie della Romagna, e di come, appena attraccassero, lei e gli altri ragazzini si adoperassero a far sì che i marinai lasciassero cadere qualche frutto in mare, frutto che loro prontamente ripescavano e via con la festa! Mi racconta di una lunga, grande insopprimibile fame, e - sempre legata all'anguria - di come una sua zia la sgridò, tacciandola di ingordigia, perchè mangiava l'anguria senza il pane! Questa era "la figlia di Rimini": una bella ragazza, vispa e sveglia che tutto sommato voleva solo vivere.
Quando il duce giunse in visita, si dice che lei si sbracciò a salutarlo, era molto bella, e fu precoce, mostrava più anni della sua età. Lui sembra si intrattenne un attimo, e mentre lei gli urlava "duce, sono di s. Arcangelo " lui rispondesse "...ci rivedremo in Romagna!".
“Libia” racconta con orgoglio l'episodio, senza peraltro specificare quali significati nascondesse tale frase, eccetto il fatto di voler ancor oggi stabilire un improbabile legame, quasi affettivo, con quest'uomo del destino...
Poi l'incontro con un altro uomo, stavolta di una famiglia della piccola borghesia, e anche qui lei fu precoce: la nascita di un figlio quando lei era poco più di una bambina, il rifiuto della famiglia di lui per lei ed il piccolo.
Qui la narrazione è a tratti nebulosa... Passarono alcuni anni in cui lui c'era e non c'era, forse impegnato a navigare nei porti dell'estremo oriente, testimonianza ne siano alcuni regali, soprammobili e quadri "giapponeggianti" soprattutto... o forse la famiglia l'aveva indotto a comportarsi con distacco, lei questo non lo ha mai ammesso...
L’uomo muore nell'affondamento della nave del Lloyd Triestino "Il Conte Rosso" (24/5/1941), al largo della costa di Siracusa, dove era imbarcato come personale civile di bordo.

Il figlio, che quindi porta il cognome “già sbagliato” di lei, e non quello del padre, lo alleva soprattutto sua madre (la nonna), lei è giovane, vorrebbe vivere, ma c’è la guerra, e bisogna far di tutto anche solo per sopravvivere: i tedeschi, i bombardamenti, i mille mestieri e gli espedienti per tirare avanti un altro giorno e poi ancora. Qualcosa emerge dai racconti, il molto no, rimane in un ombra che di quei tempi e di queste parti potrebbe voler dire molto... e nulla! (Speriamo!...
In questo contesto il Friuli Venezia Giulia regione dell'estremo nord est della penisola , cessa di far parte dello Stato Italiano, diventando territorio direttamente amministrato dal terzo Reich. I tedeschi infatti costituiscono ed annettono al Reich la Adriatisches Kùstenland (Litorale Adriatico) che comprende le province di Udine, Trieste, Gorizia, Pola, Fiume e Lubiana, un territorio vasto dall'Alto Adriatico al Bacino del fiume Sava. Hitler nomina governatore della Adriatisches Kustenland, il carinziano Friedrich Rainer che assume pieni poteri il 1 ottobre del 1943
).
La guerra finisce, a Trieste imperversano le truppe Jugoslave di Tito giorni bui, persone spariscono, poi si saprà delle foibe, arrivano quindi i Neozelandesi, e gli anglo-americani, diventa Territorio Libero di Trieste sotto l'amministrazione del Governo Militare Alleato (altro periodo di buio nei racconti), suo figlio cresce, fotografa le manifestazioni di piazza, lei non racconta nulla di quei tempi. Inizia prima a lavorare in una piccola trattoria, poi la riesce a gestire, con l'aiuto della madre e di altre donne, il figlio si sposa e dato che anche lei ha un nuovo compagno accanto, si sposa a poca distanza di tempo dal figlio, ed aspetta nuovamente, in contemporanea con quello che le sarebbe stato nipote, ma la sua gravidanza non giunge a termine.
Giungono altri nipoti, gli anni del benessere e dell’agiatezza quasi, sempre alzandosi molto presto il mattino e lavorando fino alla sera alla trattoria, prima presso lo scalo dei legnami, poi presso il terminal petroli della Siot, ma insomma, cos’altro c’è da fare?...
Suo marito è un friulano, di poche parole, e come i friulani di allora, vuole tornare al paese e farsi la casa, dopo una vita a lavorare come muratore prima e capocantiere poi in tutto il nord Italia. Politicamente non si definisce, ma è poi importante?… è ex alpino prima, e disertore forse partigiano poi… Arriva il 6 maggio del 1976, il terremoto del Friuli: il paese di lui è proprio sotto il Monte Amariana (indicato quale proiezione in superficie del baricentro del sisma), ma la casa povera, casa di sassi tondi di fiume in qualche modo “tiene”, ha crepe ma si può sistemare. Lui inizia i lavori. Durante tutta l’estate mollano la trattoria appena possibile per correre su a fare qualcosa, lui e il fratello e le mogli che li aiutano.
Arriva settembre, nuova scossa, lì più forte di prima: non c’è nulla da fare, la casa già lesionata è perduta…
Arrivano le baracche, i container come li chiamano, ci si sistema, inevitabile giunge la demolizione che già si pensa a ricostruire. Due case accostate e gemelle, una per lui e una per il fratello, contributi sì, ma anche i risparmi di una vita, e tanto lavoro proprio.
Finalmente la casa è finita, nuova bella e forte!
La pensione arriva. Si trasferiscono in questo paesello, certo dopo la vita di città… ma insomma è il sogno di una vita di lui, che lì ha ancora la mamma, mentre la mamma di lei è morta da poco... si va!
Dopo neanche due anni, il fratello è già morto di mal di cuore, e lui muore di infarto, mentre era ricoverato nell’ospedale della città, caso del destino assieme al figlio di lei che invece ne esce con un angioplastica… ricoverati assieme, nella stessa stanza marito e figlio…
Lei ritorna su, a vivere una vita forse sognata da chi non c’è più, con la vecchia suocera.
Durante il funerale di lui, su al paese, ignoti (ma bene informati sugli orari) vanno nei loro campi e rubano tutto: poca roba fagioli, pomodori, forse spiace più il gesto che altro...
Un cugino di lui viene sorpreso in cantina con la morsa del prosciutto in mano, dopo che son già spariti attrezzi e patate… ed è un carabiniere in pensione!
Altri in paese accordano un po’ di amicizia a questa donna, evidentemente così diversa da loro.
Passa qualche anno e anche la suocera "se ne va".

Il carattere e le abitudini cittadine di “Libia” mal si accordano con la mentalità delle donne del paese, che progressivamente la isolano. Quando poi lei si farà accompagnare da un “francese” di un paese vicino… immagino che le malelingue abbiano dovuto fare gli impacchi per il superlavoro!
Ma “Libia” è anche gentile – con chi vuole lei – e permette ad uno dei giovani nipoti di usare la sua casa per poter finalmente dormire accanto alla fidanzata, e nel letto matrimoniale!... Si costruisce quindi una strana “comunicazione”, con forme di affettuosa protezione fra lei e questi ragazzi moderni sì, ma molto meno trasgressivi di quanto fosse stata lei in passato…

Ed ora anche “Libia” sembra debba arrendersi ad una caduta: una frattura la costringe improvvisamente su una sedia a ruote in una casa di riposo, dove se l'inizio è duro, poi è anche peggio… è qui che le sto parlando, e quando mi dice di essere preoccupata per il futuro, ad 87 anni, le rispondo “con tutte quelle che hai passato nella vita, cosa vuoi che ti preoccupi?...farai anche questa!”

Cambiare la piattaforma su cui pubblico il mio Blog, è anche la scusa per cercare di cambiare il mio rapporto con questo strumento.

Ieri ad esempio ho scelto di andare a trovare mia nonna che da circa un mese è in casa di riposo, invece di scrivere. Può essere la scusa giusta per ristabilire delle priorità.

Indirizzi utili:
Il conte rosso http://www.trentoincina.it/mostrapost.php?id=15
O ancora: http://www.trentoincina.it/mostrapost.php?id=208
La risiera di san Sabba http://www.windcloak.it/cultura/risiera/conris.htm

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Indovina chi che son? :-))) Dopo te me spiegherà come che funziona 'stò logo...

iLGuardianoDelFato ha detto...

Davanti una birra?... No go ben capì, penso che funzioni diverso, ma no so 'ncora come! ;)

Anonimo ha detto...

bellissimo questo racconto. Anzi, eccezionale. Solo una cosa non ho capito, ma "Libia" è tua nonna! o hai fatto solo un parallelo? in ogni caso, ti do' il voto, il racconto è eccezionale:)
lo rileggerò con attenzione, quando potrò. E condivido, anche il fatto delle priorità, circa l'uso del pc. Anche io la penso allo stesso modo.
Roberta

iLGuardianoDelFato ha detto...

è mia nonna: sono nipote di nn...

Anonimo ha detto...

non ho capito:((

iLGuardianoDelFato ha detto...

Una volta i figli di padre ignoto si chiamavano "figli di enne enne", io sono un nipote di enne enne...

Anonimo ha detto...

cioè tua nonna è Libia, è lei che è figlia di nn? non proprio... il papà di Libia da quel che leggo, era analfabeta, non sapeva scrivere il suo nome... purtroppo; essere figlio di "padre ignoto" è essere figli di qualcuno che non esiste, che al momento, non c'è!
sai che anche il mio bisnonno sbagliò a scrivere il suo nome? rido, infatti sono dovuta andare io a Bergamo per trascriverlo, perchè nell'atto di casa di mia nonna, lei, non si era accorta che era trascritto male (riportarono l'errone dall'anagrafe di appartenenza), il cognome di mia nonna con la doppia lettera, sembrava inglese! rido...
è vero!
buon anno mister forrest :))))

iLGuardianoDelFato ha detto...

In realtà mio padre è il possibile figlio di nn, senz'altro lo è psicologicamente: gli è pesato moltissimo non avere un padre accanto nella vita, ed ha voluto esserci con noi, difatti dove lui ha "dei vuoti", noi figli abbiamo "dei pieni". Questo sia che suo padre fosse morto sia che no, e questo è strano: da un po' di tempo mi frulla in testa l'idea che ci sia qualche balla nel racconto... un accomodamento... grande o piccolo, è strano, scorre tutto troppo liscio, sembra un po' costruito a tavolino... fra un poco parto con le ricerche: nomi esatti, anagrafe ecc.

Anonimo ha detto...

a cosa ti servirebbe saper questo ? staresti meglio? colmeresti il vuoto di tuo padre? è un suo vuoto... non il tuo, o lo è anche per te? si, lo è anche per te, evidentemente. Vuoi sapere da dove vieni? è legittimo e lecito. Buona fortuna...
posso fare la psicologa?
cosa è che ti manca?
;))
o è solo curiosità per rimettere a posto il tuo presente?
sono stata invadente?
forse si...

iLGuardianoDelFato ha detto...

Sì, è una mia "esigenza", non la sua. Ma forse la sua è la reazione di chi si sente rifiutato, se fosse vera l'ipotesi (mia) che il padre non si oppose alla famiglia... Quel che so è che porto un cognome che non dovrei avere, e per di più forse "sbagliato"! Credo che se non lo farò io non lo farà più nessuno: il tempo passa ed i documenti si perdono, inoltre ai miei figli non credo cambierà nulla... vedremo!