martedì 30 dicembre 2008

Libertà

Non sopporto di avere "dei vicini" così invadenti: domani alzo
uno steccato fra me e loro.
Così non verranno più oltre.
Poi ne alzo un altro sul lato opposto, quello della strada.
Poi uno sul lato del fiume.
Ed infine uno sul lato verso le colline.
Ah! Finalmente libero!

lunedì 29 dicembre 2008

Storia di Libia


“Libia” nacque nel 1921, prima figlia dopo innumerevoli gravidanze senza esito positivo, passate dalla madre lavorando nei campi fra S. Arcangelo di Romagna e Rimini, del resto, fra la fatica, il caldo e la lontananza non già dall'ospedale, ma dalla levatrice...
Il nome tradisce l'aspettativa paterna verso il regime fascista (la Libia fu invasa nel 1911): il padre era analfabeta, e a malapena sapeva scrivere il proprio nome, (forse anche sul resto era ..."influenzabile"?...)
Le vicissitudini della vita li portarono a stabilirsi in una nuova città, dove lui lavorava come custode presso i magazzini del porto, "Rimini" il suo soprannome. Sbagliò di scrivere il cognome su un qualche documento, e da allora il cognome quello rimase, anche il nome della figlia al censimento divenne Luisa, per avere un Santo protettore... insomma sbagliati sia il nome che il cognome!
“Libia” mi racconta che suo padre era un tipo molto strano e solitario, scontroso addirittura, tanto che spesso non ritornava neppure a casa a dormire, preferendo alla famiglia e al focolare forse la bottiglia e chissà quali compagnie, sicuramente quella del cane, un bracco. La famiglia gli mandava ogni giorno una "gamella" con il pranzo caldo tramite il suo bracco, che non sgarrava mai, nonostante la strada non fosse proprio nè breve, nè rettilinea. L’uomo morì di tubercolosi qualche tempo dopo, lasciando la moglie e la figlia.
“Libia” mi racconta anche delle navi di angurie della Romagna, e di come, appena attraccassero, lei e gli altri ragazzini si adoperassero a far sì che i marinai lasciassero cadere qualche frutto in mare, frutto che loro prontamente ripescavano e via con la festa! Mi racconta di una lunga, grande insopprimibile fame, e - sempre legata all'anguria - di come una sua zia la sgridò, tacciandola di ingordigia, perchè mangiava l'anguria senza il pane! Questa era "la figlia di Rimini": una bella ragazza, vispa e sveglia che tutto sommato voleva solo vivere.
Quando il duce giunse in visita, si dice che lei si sbracciò a salutarlo, era molto bella, e fu precoce, mostrava più anni della sua età. Lui sembra si intrattenne un attimo, e mentre lei gli urlava "duce, sono di s. Arcangelo " lui rispondesse "...ci rivedremo in Romagna!".
“Libia” racconta con orgoglio l'episodio, senza peraltro specificare quali significati nascondesse tale frase, eccetto il fatto di voler ancor oggi stabilire un improbabile legame, quasi affettivo, con quest'uomo del destino...
Poi l'incontro con un altro uomo, stavolta di una famiglia della piccola borghesia, e anche qui lei fu precoce: la nascita di un figlio quando lei era poco più di una bambina, il rifiuto della famiglia di lui per lei ed il piccolo.
Qui la narrazione è a tratti nebulosa... Passarono alcuni anni in cui lui c'era e non c'era, forse impegnato a navigare nei porti dell'estremo oriente, testimonianza ne siano alcuni regali, soprammobili e quadri "giapponeggianti" soprattutto... o forse la famiglia l'aveva indotto a comportarsi con distacco, lei questo non lo ha mai ammesso...
L’uomo muore nell'affondamento della nave del Lloyd Triestino "Il Conte Rosso" (24/5/1941), al largo della costa di Siracusa, dove era imbarcato come personale civile di bordo.

Il figlio, che quindi porta il cognome “già sbagliato” di lei, e non quello del padre, lo alleva soprattutto sua madre (la nonna), lei è giovane, vorrebbe vivere, ma c’è la guerra, e bisogna far di tutto anche solo per sopravvivere: i tedeschi, i bombardamenti, i mille mestieri e gli espedienti per tirare avanti un altro giorno e poi ancora. Qualcosa emerge dai racconti, il molto no, rimane in un ombra che di quei tempi e di queste parti potrebbe voler dire molto... e nulla! (Speriamo!...
In questo contesto il Friuli Venezia Giulia regione dell'estremo nord est della penisola , cessa di far parte dello Stato Italiano, diventando territorio direttamente amministrato dal terzo Reich. I tedeschi infatti costituiscono ed annettono al Reich la Adriatisches Kùstenland (Litorale Adriatico) che comprende le province di Udine, Trieste, Gorizia, Pola, Fiume e Lubiana, un territorio vasto dall'Alto Adriatico al Bacino del fiume Sava. Hitler nomina governatore della Adriatisches Kustenland, il carinziano Friedrich Rainer che assume pieni poteri il 1 ottobre del 1943
).
La guerra finisce, a Trieste imperversano le truppe Jugoslave di Tito giorni bui, persone spariscono, poi si saprà delle foibe, arrivano quindi i Neozelandesi, e gli anglo-americani, diventa Territorio Libero di Trieste sotto l'amministrazione del Governo Militare Alleato (altro periodo di buio nei racconti), suo figlio cresce, fotografa le manifestazioni di piazza, lei non racconta nulla di quei tempi. Inizia prima a lavorare in una piccola trattoria, poi la riesce a gestire, con l'aiuto della madre e di altre donne, il figlio si sposa e dato che anche lei ha un nuovo compagno accanto, si sposa a poca distanza di tempo dal figlio, ed aspetta nuovamente, in contemporanea con quello che le sarebbe stato nipote, ma la sua gravidanza non giunge a termine.
Giungono altri nipoti, gli anni del benessere e dell’agiatezza quasi, sempre alzandosi molto presto il mattino e lavorando fino alla sera alla trattoria, prima presso lo scalo dei legnami, poi presso il terminal petroli della Siot, ma insomma, cos’altro c’è da fare?...
Suo marito è un friulano, di poche parole, e come i friulani di allora, vuole tornare al paese e farsi la casa, dopo una vita a lavorare come muratore prima e capocantiere poi in tutto il nord Italia. Politicamente non si definisce, ma è poi importante?… è ex alpino prima, e disertore forse partigiano poi… Arriva il 6 maggio del 1976, il terremoto del Friuli: il paese di lui è proprio sotto il Monte Amariana (indicato quale proiezione in superficie del baricentro del sisma), ma la casa povera, casa di sassi tondi di fiume in qualche modo “tiene”, ha crepe ma si può sistemare. Lui inizia i lavori. Durante tutta l’estate mollano la trattoria appena possibile per correre su a fare qualcosa, lui e il fratello e le mogli che li aiutano.
Arriva settembre, nuova scossa, lì più forte di prima: non c’è nulla da fare, la casa già lesionata è perduta…
Arrivano le baracche, i container come li chiamano, ci si sistema, inevitabile giunge la demolizione che già si pensa a ricostruire. Due case accostate e gemelle, una per lui e una per il fratello, contributi sì, ma anche i risparmi di una vita, e tanto lavoro proprio.
Finalmente la casa è finita, nuova bella e forte!
La pensione arriva. Si trasferiscono in questo paesello, certo dopo la vita di città… ma insomma è il sogno di una vita di lui, che lì ha ancora la mamma, mentre la mamma di lei è morta da poco... si va!
Dopo neanche due anni, il fratello è già morto di mal di cuore, e lui muore di infarto, mentre era ricoverato nell’ospedale della città, caso del destino assieme al figlio di lei che invece ne esce con un angioplastica… ricoverati assieme, nella stessa stanza marito e figlio…
Lei ritorna su, a vivere una vita forse sognata da chi non c’è più, con la vecchia suocera.
Durante il funerale di lui, su al paese, ignoti (ma bene informati sugli orari) vanno nei loro campi e rubano tutto: poca roba fagioli, pomodori, forse spiace più il gesto che altro...
Un cugino di lui viene sorpreso in cantina con la morsa del prosciutto in mano, dopo che son già spariti attrezzi e patate… ed è un carabiniere in pensione!
Altri in paese accordano un po’ di amicizia a questa donna, evidentemente così diversa da loro.
Passa qualche anno e anche la suocera "se ne va".

Il carattere e le abitudini cittadine di “Libia” mal si accordano con la mentalità delle donne del paese, che progressivamente la isolano. Quando poi lei si farà accompagnare da un “francese” di un paese vicino… immagino che le malelingue abbiano dovuto fare gli impacchi per il superlavoro!
Ma “Libia” è anche gentile – con chi vuole lei – e permette ad uno dei giovani nipoti di usare la sua casa per poter finalmente dormire accanto alla fidanzata, e nel letto matrimoniale!... Si costruisce quindi una strana “comunicazione”, con forme di affettuosa protezione fra lei e questi ragazzi moderni sì, ma molto meno trasgressivi di quanto fosse stata lei in passato…

Ed ora anche “Libia” sembra debba arrendersi ad una caduta: una frattura la costringe improvvisamente su una sedia a ruote in una casa di riposo, dove se l'inizio è duro, poi è anche peggio… è qui che le sto parlando, e quando mi dice di essere preoccupata per il futuro, ad 87 anni, le rispondo “con tutte quelle che hai passato nella vita, cosa vuoi che ti preoccupi?...farai anche questa!”

Cambiare la piattaforma su cui pubblico il mio Blog, è anche la scusa per cercare di cambiare il mio rapporto con questo strumento.

Ieri ad esempio ho scelto di andare a trovare mia nonna che da circa un mese è in casa di riposo, invece di scrivere. Può essere la scusa giusta per ristabilire delle priorità.

Indirizzi utili:
Il conte rosso http://www.trentoincina.it/mostrapost.php?id=15
O ancora: http://www.trentoincina.it/mostrapost.php?id=208
La risiera di san Sabba http://www.windcloak.it/cultura/risiera/conris.htm

domenica 28 dicembre 2008


indosso una nuvola ogni notte e parto
solo io mi dico addio e solo io mi do il benvenuto
volo per sentirmi libera non perchè ho paura
torno dal desiderio non dal fallimento
la mia costanza è il mare la mia bussola è la tempesta

giovedì 25 dicembre 2008


Prigionia

Sono circondato da recinzioni. Ovunque. Sono dappertutto.
Da che mi ricordi, è sempre stato così...
Al principio erano molto distanti, ed io avevo un sacco di spazio dove andare
potevo correre, saltare, giocare.
Man mano hanno iniziato ad avvicinarle.
E sono sempre più alte.
Per vedere il cielo mi viene il torcicollo.
Se piove qui cade appena qualche goccia... tutto il resto va sui muri...
Mi hanno murato vivo... e continuano a stringermi nella mia gabbia...
Se le avvicinano ancora un po' riuscirò a scalarle, salirò in cima, e sarò libero!


martedì 23 dicembre 2008

In fuga da LiberoBlog, poichè in cerca di libertà... ci sarebbe anche da ridere! Prossimamente... ;)